domenica 18 aprile 2010

Carla Bianco
Di mestiere facciamo i perdenti
Società Editrice Fiorentina 2009

Le prime pagine mi avevano lasciato un po' perplesso: troppi aggettivi per i miei gusti e la prosa non riusciva a decollare. Poi forse mi sono abituato al modo di scrivere dell'autrice o forse è la scrittura che è realmente diventata più fluida, fatto sta che non ho più fatto caso agli aggettivi e mi sono concentrato sul racconto.
Mi è sembrata un po' strana la scelta del primo capitolo. Un giovane sbarca su un'isola, si innamora di una prostituta e dopo qualche tempo viene trovato morto. Tutto questo viene raccontato in un flashback da Annunziata, la prostituta, ormai vecchia.
Poi si passa a narrare le vicende di Giacomo, nato da una relazione tra suo padre ed una ballerina ed allevato dalla nonna e dalle due zie.
Il primo capitolo è quindi un anticipo del finale che però è troppo slegato dal seguito della trama; per questo non crea suspance e, alla lunga, nemmeno più attesa visto che il racconto non è certo breve. Sì, di tanto in tanto uno si ricorda che alla fine c'è qualcuno che muore ma questo non influisce in nessun modo sull'atmosfera del racconto. Anche perché sappiamo bene che il mistero sarà svelato solo alla fine.
È come se la vicenda dell'omicidio fosse stata aggiunta in un secondo momento per dare una "cornice" ai capitoli centrali del racconto.
In effetti è proprio questa la parte meglio riuscita, quella in cui l'autrice (alla sua prima opera) dà la prova migliore delle sue doti narrative. Pochi dialoghi, molte descrizioni e soprattutto una grande attenzione nella costruzione psicologica dei protagonisti sono le caratteristiche principali di quello che potrebbe essere definito un romanzo storico neorealista.
I personaggi secondari sembrano proprio usciti da un film di De Sica e se non fosse per alcune pagine un po' spinte si potrebbe proporre come lettura per le vacanze ad una classe delle superiori (sì, è vero, sono un po' bigotto).
L'unico punto debole del romanzo è dunque nella struttura.
Io avrei fatto così: procedendo su piani temporali diversi avrei sviluppato le due storie in parallelo, quella dell'omicidio e quella di Giacomo, arrivando solo alla fine a descrivere l'omicidio e la breve indagine che ne segue. Infine avrei dato qualche indicazione temporale per chiarire che le due vicende non si svolgono contemporaneamente.
Insomma, per concludere, l'autrice è brava a creare i personaggi ma le manca una buona storia dove metterli.