lunedì 9 giugno 2014

Una riflessione sui Flipback

Quando ho proposto questa riflessione al mio capo ho immediatamente letto nel suo sguardo la consepevolezza di trovarsi di fronte ad una gigantesca pippa mentale. La questione è questa. Mondadori ha lanciato la collana "Flipback", libri di dimensioni ridotte, che si aprono e si leggono come un libro normale, solo ruotato di novanta gradi. Si tengono aperti nel palmo di una mano e si sfogliano con lo stesso gesto che si usa per scorrere le schermate di un tablet. Il mio capo è entusiasta. Propone i flipback a quei clienti che sono già passati all'e-reader suggerendo che sono delle stesse dimensioni, sono comodi da portarsi in viaggio e... sono di carta. Molti clienti stanno provando la novità, alcuni dicono semplicemente che nell'e-reader ci stanno mille libri, il flipback è uno solo, e quindi non vedono dove sta il vantaggio. L'idea del mio capo è che il flipback serva per far tornare alla carta i lettori che sono passati al digitale. Io temo invece che sia esattamente il contrario. Uno dei motivi che lega i lettori tradizionali alla carta è in realtà l'abitudine alla forma-libro. Non è tanto il materiale ad essere in discussione quanto il gesto dello sfogliare, oltre naturalmente alla forma dell'oggetto stesso. Insomma, devono aver pensato alla Mondadori, questi maledetti lettori analogici non ne vogliono sapere di passare al digitale perché il passaggio è troppo radicale per essere fatto in un colpo solo. Sarà necessario abituarli piano piano. Ed ecco l'idea: creare un oggetto che è in tutto e per tutto un libro, anzi un "bel" libro (vedere come è rilegato per convincersi), ma allo stesso tempo destabilizziamo un po' il lettore costringendolo ad un gesto diverso, a sfogliare non più da destra verso sinistra ma dal basso verso l'alto. Il lettore avrà ancora tutto: la carta e in generale la forma-libro. Però allo stesso tempo tutto sarà diverso perché la sua postura e i suoi gesti saranno quelli di un lettore digitale. Se il lettore supera il legame che ha con una sola modalità di lettura, quella del libro tradizionale, e si apre a forme nuove, anche se si tratta solo di ruotare il libro di novanta gradi, sarà più facile per lui accettare anche i nuovi supporti digitali. Trovo che questa strategia sia geniale, ancorché diabolica, ma dal punto di vista del libraio che li consiglia i flipback sono un vero suicidio.

mercoledì 4 giugno 2014

Lidia Ravera
Piangi pure
Bompiani 2013


Da più di un anno sto consigliando questo libro. E' strano, visti i tempi editoriali odierni che imporrebbero la sparizione dagli scaffali di un titolo dopo poche settimane; eppure non ho ancora trovato qualcosa con cui sostituirlo, un libro che sia allo stesso tempo leggero ma non banale, scorrevole e introspettivo, scritto bene senza essere inutilmente prolisso. Il che non vuol dire che non ci siano altri libri con le stesse caratteristiche, forse anche migliori. Le mie colleghe hanno letto ottimi libri (l'ultimo di Giorgio Falco, ad esempio, sembra essere un vero capolavoro) ma la qualità di "Piangi pure" è del tutto particolare, faccio fatica a classificarla e forse per questo non riesco ad abbandonarlo al suo destino.
Non è un capolavoro, lo ripeto. Eppure il personaggio di Iris, contraddittorio, incoerente e a volte persino inverosimile, è rimasto impresso nella mia memoria come non accadeva da molto tempo. Il suo sguardo disincantato prima di tutto verso se stessa, la sua vecchiaia, il suo mondo che piano piano è diventato sempre più ristretto ed ormai sembra limitarsi allo spazio compreso tra il suo appartamento e il bar sotto casa, è lo sguardo di una persona ancora pienamente vitale. I suoi giudizi sono sferzanti, le sue frasi pungenti e allusive, i suoi retropensieri hanno la lucidità e l'acume di chi non ha perso l'abitudine di osservare, del genere umano, le due facce speculari del comico e del drammatico.
La trama è semplice ma non prevedibile, la forma asciutta e libera, come richiede il genere diaristico.