giovedì 25 settembre 2014

Breve intermezzo polemico

Solo per fare il punto della situazione.
La libreria in cui lavoro ha chiuso i conti con Messaggerie e Mondadori, vale a dire con metà degli editori italiani il che significa, tanto per essere chiari, che ha comprato da questi distributori un bel po' di libri senza pagarli. E i distributori han detto: i libri te li ho dati? Li hai venduti? No? Allora ridacci i libri e amici come prima. Eh no, abbiam detto noi, i libri non li abbiamo più. Allora li avete venduti? E i soldi che avete guadagnato che fine han fatto? Boh. Stessa storia con qualche distributore minore, ma dei piccoli chissenefrega.
Il mio contratto è di trentotto ore a settimana e non di quaranta come dovrebbe essere. In questo modo la libreria risparmia sui giorni di ferie che mi spettano e sa che se avesse bisogno potrebbe chiedermi di fare ore straordinarie; essendo queste defiscalizzate sarebbero comunque più convenienti di quelle due ore che mancano all'orario pieno. Naturalmente le ore straordinarie vengono fatte tutte in nero col risultato che io ci rimetto i contributi.
L'orario di lavoro è un'indicazione di massima, può variare all'improvviso per esigenze reali del negozio o semplicemente per incapacità organizzativa della dirigenza. Eventuali aperture straordinarie vengono decise all'ultimo momento, sulla base di valutazioni commerciali che suonano più o meno così: "Domani sera Zara è aperto, forse conviene che stiamo aperti anche noi".
Nessuno si stupisce se il personale, appena può, leva le tende. Qui è un continuo viavai e d'altra parte... Ti pagano poco, lavori in nero, non hai orario... un po' alla cinese, con tutto il rispetto.
A fronte di tutto questo quotidianamente mi viene imposto di essere complice con la più grande evasione fiscale legalizzata presente in Italia: le false fatture delle partite IVA. Quotidianamente, lo ripeto, avvocati, architetti, commercialisti, dentisti, imprenditori, truffatori di ogni sorta vengono a comprarsi roba tipo "Schiscetta perfetta", "Il Manuale del Golf", "Topo Tip non vuole il vasino" o il libro del dottor Mozzi e poi si fanno fatturare tutto come "libri tecnici". Così quando portano la fattura al commercialista questo, che sa benissimo cosa sta facendo, scarica tutto perché la gabola l'ho fatta io. Tutto avviene alla luce del sole, i cosiddetti professionisti trovano normale, stando in coda alla cassa, dire a chi di turno "Questi me li fattura come libri tecnici" mentre appoggia sul bancone i volumoni del Trono di Spade. Nessuno si vergogna.
Sfogo finito.