giovedì 9 febbraio 2012

marygarrett
La verità, vi prego, sulla danza!
Italia Press 2010

marygarrett, La verità, vi prego, sulla danza!, Italia press 2010Questa non è la recensione di un libro che non ho letto; è semplicemente il racconto di come sono andate le cose dal punto di vista del libraio.
Un paio di anni fa è arrivato in negozio questo libro che ha subito attirato la nostra attenzione per una difficoltà che a voi sembrerà banale ma per noi è tutto: come diavolo schedare il nome dell'autrice? Marygarrett (tutto in minuscolo, tra l'altro) è palesemente la contrazione di Mary e Garrett, Mary nome, Garrett cognome. Si scheda sempre prima il cognome e poi il nome, altrimenti non si trova quando si fa la ricerca sul database. D'altra parte "marygarrett" è una parola sola, come Platone. Voi direte: sì, vabbè... e invece son problemi perché le ricerche sul database finiscono in vacca per molto meno.
A complicare le cose viene fuori che l'autrice non è americana: marygarrett è il nome d'arte di Mariafrancesca (senza spazio) Garritano. Comprensibile che abbia voluto cercarsi uno pseudonimo ma a noi questo scherzetto ha creato non pochi problemi: avete il libro della Garritano, chiedevano i clienti, e noi come degli idioti impazzivamo davanti al computer prima che qualcuno si ricordasse: ma sì, è quello sulla danza! Quando ormai avevamo capito come funzionava qualcuno si è deciso ad inserire il nome dell'autrice per esteso dopo il misterioso "marygarrett" che nessuno tra i clienti, dico nessuno, ha mai utilizzato.
Chi è marygarrett e soprattutto chi comprerà il suo libro? Le risposte non hanno tardato ad arrivare. Fin dal suo ingresso in negozio il libro è andato a ruba e siccome è piuttosto raro che un libro di un piccolo editore abbia un tale successo (capitava che venissero a chiederlo anche due persone diverse nello stesso giorno!) ci siamo un po' informati. Certo le informazioni non erano molto precise ma eravamo abbastanza sicuri che marygarrett fosse una ballerina e che gli acquirenti del suo libro, tutti molto giovani, fossero i suoi compagni di classe.
Ma il tempo passava e le vendite non accennavano a diminuire; c'erano dei cali, dei periodi in cui non se ne vendeva una copia, e poi all'improvviso riprendeva. Eravamo in pieno fenomeno passaparola, quello vero, non quello artefatto dei colossi editoriali.
Alla fine è venuta anche la curiosità di sapere cosa ci fosse scritto di tanto interessante in questo libro. Ma a questo punto avevano iniziato a parlarne anche i giornali e il mistero non era più tale. Una volta ho dovuto bloccare una signora che voleva acquistarne una copia per la sua nipotina che faceva danza (dirottata sulla più tranquillizzante Marsotto).
Oggi sulla stampa il libro viene rilanciato per una questione legata all'anoressia delle ballerine. Ma ormai da un po' il libro è esaurito e non sembra che l'editore abbia fretta di ristamparlo. E qui veniamo alla morale di tutta la storia: si inondano le librerie di ristampe di cui nessuno sente il bisogno e una volta che un editore si trova per le mani un titolo di successo lo lascia andare esaurito. L'unica spiegazione che riesco a darmi è che si stia trattando a peso d'oro il passaggio a qualche grande editore. Anche perché la povera marygarrett nel frattempo è stata licenziata proprio a causa del suo libro e la sua carriera come ballerina non la vedo molto promettente. Meglio fare la scrittrice.

giovedì 2 febbraio 2012

Regola N. 4: "Mai correggere un cliente"

Il dibattito è appassionante e ritorna con incredibile frequenza dato che i nostri clienti offrono, da questo punto di vista, una quantità di spunti persino eccessiva: è giusto correggere un cliente che sbaglia?
Partiamo da una considerazione: il cliente non si fa nessun problema, anzi gode nel correggere il libraio che sbaglia e, diciamolo, le occasioni non mancano. Ricordo ancora con quanto imbarazzo scoprii che il Cyrano non era stato scritto da tale Bergerac; ma in ogni momento può capitarti l'appassionato di filosofia orientale che ti chiede con tranquillità se hai qualcosa di "IohçJh$U" e tu o ammetti la tua ignoranza (no, non è ammissibile: voi siete sempre stati i migliori!) oppure ci provi finché non viene il momento in cui il cliente ti dice sorridendo:
- Si scrive con l'acca.
Intorno intanto si è formato un capannello di persone che guardano lo schermo del pc e assistono sconcertate alla tua involuzione che termina con la resa:
- Mi può fare lo spelling?
Ma per il libraio la cosa è diversa perché, si sa, il cliente ha sempre ragione. D'altra parte è anche vero che non tutti i clienti sono uguali. Gli studenti per esempio rappresentano il grado zero dell'essere umano dotato di bancomat, cioè del cliente. Allo studente non si perdona niente, nemmeno la scortesia di essersi presentato in negozio. Si può chiudere un occhio con certe studentesse, ma senza esagerare. Lo studente va corretto sempre e in maniera decisa, senza esitazioni, e se è il caso si può anche affondare il colpo:
- Guarda che se fai di questi errori all'esame non so se lo passi...
Il più classico degli errori ha per protagonista Jung: la maggior parte degli studenti non si capacita del fatto che il povero psicologo abbia un cognome che si pronuncia esattamente come si scrive; e siccome l'Inghilterra, come tutti sanno, è la patria della psicologia, questi sciagurati si presentano con la stampata della bibliografia e, ditino teso, sparano:
- Mi serve questo libro di Young...
Il vero problema sono i clienti adulti, apparentemente studiati se non addirittura laureati. Alcuni colleghi hanno le idee molto chiare: correggere il cliente che sbaglia è prima di tutto un modo per dimostrare la nostra preparazione. Ho l'impressione che questi colleghi si portino dietro un fardello di insoddisfazione per la loro condizione professionale che trova in queste situazioni una valvola di sfogo un po' pericolosa. In cosa consiste allora il tuo lavoro? Nel sapere a memoria cose che chiunque ormai sa trovare su internet? E cos'è questa, cultura? Il libraio peggiore è quello che pretende di avere clienti degni di lui, è un libraio che storce il naso di fronte a un titolo inesatto, che non si fa mai trovare impreparato ma che non scende mai dal suo piedistallo di primo della classe.
Ma forse c'è dell'altro. Correggere un cliente è una forma di... interesse, quasi di affetto nei suoi confronti, significa evitargli di fare figuracce in altri contesti, magari più importanti di quanto possa essere una libreria. Da questo punto di vista si correggono i clienti a cui si vuole bene. Sarà per questo che io non correggo mai un cliente.
La mia specialità è la ricostruzione di un record bibliografico dati alcuni elementi parziali e completamente errati. Quando un cliente viene e mi dice:
- Ho provato a chiedere questo libro in altre librerie ma non hanno trovato niente...
io mi metto a digitare e alla fine trovo sempre l'errore. Ma non dico niente. Prendo il libro, se ce l'ho, e glielo consegno. Se il cliente è sveglio e guardando la copertina si accorge dell'errore allora io gli faccio un gesto con la mano come a dire "lasciamo perdere"; se no lui se ne va col suo libro e io passo a un altro cliente. Se il libro non c'è non vedo perché dovrei semplificare la vita a qualche collega concorrente dando al cliente i dati bibliografici esatti. La mia professionalità, alla quale per altro tengo pochissimo, non mi pare ne esca minimamente scalfita.
E poi cosa dovrei dire? Guardi, il problema è che i miei colleghi di altre librerie si sono fidati di lei che diceva di essere sicuro che il titolo era quello ed era esatto; io invece appena l'ho vista ho capito che non potevo fidarmi di lei, così io le ho trovato il libro e gli altri no.
E poi non siamo mica a scuola, no?