giovedì 6 ottobre 2011

L'occasione fa l'uomo ladro

Ieri mi hanno rubato un libro. Ma partiamo dall'inizio.
Venerdì scorso sono stato licenziato, nel senso che mi è stata data licenza di andarmene o, se si preferisce, è stato posto termine unilateralmente al mio rapporto di lavoro (definizioni del Garzanti per "licenziare"). Dico subito che non ho avuto un grande ruolo in questa vicenda e non me la sento di millantare meriti non miei. In realtà nessuno ha di che vantarsi, semplicemente il mio contratto a tempo determinato è arrivato alla sua scadenza naturale e nessuno ha fatto nulla per far sì che venisse rinnovato.
L'azienda per prima si è ben guardata dal farlo. Dopo due anni di contratto un rinnovo avrebbe significato 1) passaggio di categoria con conseguente aumento di stipendio e 2) trasformazione automatica del rapporto di lavoro da determinato a indeterminato. Non so quale delle due cose spaventasse di più l'azienda, forse la prima, fatto sta che martedì sono salito dal direttore e ho firmato la lettera di "licenziamento". Ma subito dopo ho firmato un contratto che mi impegna a lavorare per questa stessa azienda per un altro anno, alle stesse miserabili condizioni. Non subito però. Fra venti giorni.
In termini aziendali si chiama "periodo di interruzione", "sospensione", "vacanze forzate". Tra di noi la definizione più divertente è "stop & go". In termini tecnici credo si possa definire "porcata". Io la chiamo disoccupazione. Tutti i nuovi assunti devono sottostare a questa trafila, nessuno dice niente e si va avanti così. Ma ora in piedi, entra la legge (D-lgs. 368/2001):
Art. 4.
Disciplina della proroga

1. Il termine del contratto a tempo determinato puo' essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni. In questi casi la proroga e' ammessa una sola volta e a condizione che sia richiesta da ragioni oggettive e si riferisca alla stessa attivita' lavorativa per la quale il contratto e' stato stipulato a tempo determinato. Con esclusivo riferimento a tale ipotesi la durata complessiva del rapporto a termine non potra' essere superiore ai tre anni.
[...]

Art. 5.
Scadenza del termine e sanzioni Successione dei contratti

1. Se il rapporto di lavoro continua dopo la scadenza del termine inizialmente fissato o successivamente prorogato ai sensi dell'articolo 4, il datore di lavoro e' tenuto a corrispondere al lavoratore una maggiorazione della retribuzione per ogni giorno di continuazione del rapporto pari al venti per cento fino al decimo giorno successivo, al quaranta per cento per ciascun giorno ulteriore.
2. Se il rapporto di lavoro continua oltre il ventesimo giorno in caso di contratto di durata inferiore a sei mesi, ovvero oltre il trentesimo giorno negli altri casi, il contratto si considera a tempo indeterminato dalla scadenza dei predetti termini.
3. Qualora il lavoratore venga riassunto a termine, ai sensi dell'articolo 1, entro un periodo di dieci giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata fino a sei mesi, ovvero venti giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata superiore ai sei mesi, il secondo contratto si considera a tempo indeterminato.
4. Quando si tratta di due assunzioni successive a termine, intendendosi per tali quelle effettuate senza alcuna soluzione di continuita', il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato dalla data di stipulazione del primo contratto.

E' vero, la legge non dice esplicitamente che se lasci a casa per venti giorni e poi riassumi la stessa persona stai facendo qualcosa di sanzionabile, anzi diciamola tutta, la legge ti spiega proprio come devi fare per aggirarla. Eppure secondo me dovrebbe essere evidente: la legge è fatta perché queste cose non si facciano e dire che la legge "permette" o peggio ancora "ci obbliga", come mi è toccato sentire, è una pura e semplice stronzata.
Così me ne sono tornato a casa con la mia lettera di "licenziamento" e il mio contratto, e intanto pensavo che è proprio vero che l'occasione fa l'uomo ladro.
A questo punto penso: disoccupato per disoccupato, almeno me la godo! E mi organizzo subito un viaggetto in treno a Venezia, destinazione Scuola Grande di San Rocco e Gallerie dell'Accademia, due lacune che pesano come macigni sul mio curriculum di aspirante insegnante di Storia dell'arte.
Naturalmente scelgo un giorno feriale, alla faccia di chi lavora. Viaggio in un vagone quasi vuoto. Per il viaggio mi porto un libro che è un po' che volevo leggere, "Il sistema degli oggetti" di Baudrillard. Mi pento amaramente della scelta. Leggo una trentina di pagine e sono fortemente tentato di lasciarlo perdere.
Decido di fare una pausa, e vado in bagno. Andare in bagno quando si è in treno è una delle regole fondamentali del bravo viaggiatore, in caso contrario si rischia, appena scesi, di dover trovare un bar, bersi un caffé controvoglia e tutto solo per fare una pisciatina. Invece Trenitalia, almeno per quanto riguarda i bagni, è un'eccellenza e bisogna valorizzarla.
Quando torno scopro che mi hanno rubato il libro che era rimasto appoggiato sul sedile. Due file dietro me un tizio si accorge del mio disappunto e mi spiega: mah, è passato uno, ha preso il libro e se n'è andato.
Ma chi diavolo può pensare di rischiare così tanto per guadagnare così poco? Un tascabile Bompiani per giunta in offerta, roba da sei/sette euro. E poi: Baudrillard! Mi avessero fregato un panino, avrei pensato che era qualche disgraziato che aveva fame. Lo stesso dicasi del portafogli. Ma un libro di Baudrillard, ma chi può essere così stupido?
Così sono sceso in stazione pensando che è proprio vero che l'occasione fa l'uomo ladro.