giovedì 19 settembre 2013

Non c'è due senza tre

Mi rendo conto che ci sarebbero tantissimi argomenti interessanti di cui occuparsi, soprattutto ora che iniziano ad arrivare in libreria le prime vere novità, si tirano le somme dell'estate passata e si incomincia a pensare a Natale. Eppure anche stavolta ho deciso di occuparmi di questioni personali, rimandando a momenti più sereni le questioni, diciamo così, tecniche.
Non molto tempo fa (per i miei standard significa un paio di mesi fa, tradotto in numero di post direi non più di tre) ho raccontato la storia della mia ormai ex collega che aveva deciso di trasferirsi in una piccola libreria suscitando in me non poche perplessità. Bene, riprendiamo da qui.
Naturalmente io non mi ero tenuto per me le mie considerazioni disfattistiche sul futuro delle librerie, dei libri e del mondo intero. Tra le altre, ne avevo parlato con una delle colleghe anziane, per quanto più giovane di me, ed anche a lei avevo espresso le mie preoccupazioni per la scelta della nostra collega. Dopo neanche un mese anche questa seconda collega ha comunicato la sua decisione di andarsene, con destinazione niente meno che la stessa libreria della prima. Campagna acquisti faraonica da parte della concorrenza visto che si è accaparrata due bravissime libraie e per giunta ottime lettrici, e danno incalcolabile per noi.
Commento di mia madre: non farete fatica a trovare qualcuno, con tutta la gente che cerca lavoro...
- Sì, ma non tutti sanno fare i librai...
- Ah? Perché, cos'è che bisogna saper fare?
Sono giorni strani. Il periodo delle ferie è così, manca sempre qualcuno per un po' di tempo, poi torna e va via un altro, e c'è sempre quel lavoro ingrato che nessuno fa perché tanto "quando torna lo faccio fare a Tizio". Ecco, adesso è come se le nostre colleghe fossero in ferie, non ci sono ma per noi non è ancora cambiato niente.
Tutto questo ha fatto passare in secondo piano il fatto che l'ultimo arrivato, cioè io, fosse in scadenza di contratto. Certo, ovvio, dopo le due defezioni è inutile fare gli ingenui, il mio rinnovo è quasi sicuro. E siccome adesso sono deboli, ho confidato a una collega, è il momento di andare dai capi e andarci giù duro con le richieste, e per prima cosa bisogna chiedere... soldi!
Lo so, discorso effimero, ma sono convinto che sia giusto alimentare il malcontento nelle truppe quando le cose vanno male, perché i capi ti portano alla rovina e solo la rivolta dei soldati può salvarti la vita. Un po' Corazzata Cotionkin, ma rende l'idea. Un paio di giorni dopo questa stessa collega mi chiama e mi dice che ha trovato lavoro in una scuola, e quindi se ne va.
E siamo a tre.