giovedì 10 febbraio 2011

Giornata della memoria

Il primo cliente si avvicina con quell'andatura che hanno i vecchi la mattina, dopo che hanno fatto colazione al bar e hanno discusso la prima pagina del giornale col postino, anche lui rifugiatosi nel bar per godersi un po' di caldo al prezzo di un caffé. Insomma, l'andatura di un vecchietto che non ha più fretta di far niente. Gente così per tutto il giorno, penso tra me, ecco cosa ci vorrebbe.
Mi fa vedere un pezzo di carta. Tra tante cose scritte a mano in modo disordinato mi indica una parola, sorridendo come a dire che con quelli della sua età ci vuol pazienza. Antonella.
- Ho sentito alla radio stamattina che parlavano di un libro ma non ho fatto in tempo... non mi ricordo il titolo però so che l'autrice si chiama Antonella.
- Di cosa parlava il libro?
- Mah, dei "valori"...
Non è difficile: basta prendere l'ultima lettera del nome, Roberta, unirla alle doppie "l" di De Monticelli (le doppie restano sempre in mente, chissà perché...) e si ottiene il finale di un nome di donna: "lla". Si mescola il tutto e si ottiene Antonella. Oppure si punta sul libro che tutti stanno chiedendo, come ho fatto io, e con un po' di fortuna si risolve l'indovinello.
Il secondo cliente ha ordinato un libro, molto tempo fa. Sì, lo abbiamo avvisato ma lui era via e non è passato a ritirarlo, però adesso gli serve. Gli spiego che dopo un po' i libri ordinati e non ritirati vengono rimessi in vendita ma che se mi dice il titolo posso controllare: spesso questi libri rimangono comunque invenduti.
- Il titolo non me lo ricordo.
Ma come: ordini un libro che oltretutto ti serve, vieni in libreria e non ti ricordi nemmeno che libro è? Ma ti rendi conto?
- Se vi do il mio nome voi non riuscite a risalire...?
Eh già, noi abbiamo i computer, noi troviamo tutto. Diciamo la verità, il tuo è solo un modo maldestro e anche un po' arrogante di girare la frittata. Non ti ricordi che libro hai ordinato e vuoi anche avere ragione. Bravo.
Il terzo cliente è una specie di intellettuale decaduto. Mi chiede di tenergli da parte un libro perché non si ricorda se ce l'ha già. E tu cerchi di immaginarti come deve essere la sua biblioteca (perché è sicuro che avrà una stanza dedicata solo ai libri) e ti vedi davanti una di quelle dimore inglesi dell'Ottocento... Ma la realtà è che hai davanti uno che probabilmente compra un sacco di libri solo per il gusto di averli, ne legge pochi e quelli che legge se li dimentica. Figuriamoci se si ricorda quello che ha comprato.
Anche la cliente successiva ha ordinato un libro ma non si ricorda che nome ha lasciato per la prenotazione. Quando si dice una crisi di identità.
- Posso aver lasciato il mio da nubile o da sposata o quello della mia amica perché il libro è per lei, oppure ho dato quello di mio fratello perché pensavo che passasse lui a ritirarlo ma è dovuto partire...
Possono mancare gli studenti? Loro, molto semplicemente, ordinano il libro e si dimenticano di ritirarlo. No, non parlo di quelli che lo ordinano a venti librerie e poi lo trovano usato e buonanotte. No, ce ne sono di quelli che proprio se li dimenticano. Se li chiami, dopo un po', e gli dici che c'è un libro che li aspetta, sono anche contenti: «Ah, che bello, è arrivato? Sa che non me lo ricordavo nemmeno?». Sì, lo so.

giovedì 3 febbraio 2011

Regola n.3: "Il cliente è solo un pollo da spennare"

Il cliente entra e tutto improvvisamente si ferma. Lo conoscono bene, i miei colleghi. Questo è uno che viene una o due volte all'anno ma quando viene svuota la libreria. Se fosse un gangster sarebbe un pesce grosso, ma qui al posto dei banditi ci sono i librai.
Rimango immobile, ammirato dalla loro organizzazione. Il capo gli va incontro, lo saluta, lo mette a suo agio; non c'è fretta, nessun disturbo, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Invece dietro le quinte tutti sono in fibrillazione: alcuni girano per i tavoli e mettono in ordine, in tutta fretta, lasciando in superficie i libri che sanno potrebbero interessarlo; un altro sta schedando velocemente alcune costose novità appena arrivate, roba che non avrà molte altre occasioni di essere venduta; un altro ancora sta compiendo l'operazione più ruffiana: ben sapendo a quale parte politica appartenga il malcapitato, si preoccupa di nascondere certi libri eccessivamente polemici. Non tutti, però; sa che una delle cose che ama il cliente è mostrarsi superiore alle critiche.
E così, un libro dopo l'altro, facciamo giornata. Il capo gioca con lui come il gatto col topo, lo lascia libero per un attimo di guardarsi attorno, vede dove si sta dirigendo, sceglie la sua esca e tac! il libro in mano per farglielo sfogliare, il pesce ha abboccato, avanti un altro. Se non sapessi che i soldi di questo cliente sono tanti e quasi tutti guadagnati male verrei colto dai rimorsi di coscienza.
Certo, questo è un caso limite a cui in verità ho assistito solo poche volte. La realtà quotidiana è comunque la stessa: il cliente che entra in libreria non è altro che una vittima della trappola ben architettata da un'associazione a delinquere composta da autori, editori, imbonitori televisivi e librai, i veri esecutori materiali di questo delitto che chiamiamo cultura.