mercoledì 22 ottobre 2014

Sabrina Paravicini
Supermarket porno
Gremese 2014

Qualche settimana fa, mentre ero in cassa, mi passa tra le mani questo libro. Il cliente che l'ha ordinato e che è davanti a me mi guarda imbarazzato: è l'esatto opposto di quello che ci si potrebbe aspettare dato titolo e, presumibilmente, contenuto del libro in questione. Quello che ho di fronte sembra il più grigio degli impiegati, piccoletto, con gli occhiali e non mi stupirei se fosse anche un padre di famiglia. Proprio vero, penso, che l'abito non fa il monaco.
Passo il libro davanti al lettore ottico, sento il bip, osservo lo schermo del computer, controllo il prezzo sulla quarta di copertina. Non lo faccio sempre, anche se è uno scrupolo che ogni tanto salva da problemi più grossi. Sopra al prezzo c'è la fotografia dell'autrice del libro, di una bellezza da togliere il fiato, letteralmente.
Il cliente intanto ha deciso che non vuole passare per il solito pervertito e incomincia a raccontare al mio collega la sua storia. Un giorno, durante un viaggio in treno, si ritrova seduta di fronte una donna che chissà come gli attacca un bottone pazzesco e racconta di essere una scrittrice. Gli parla del suo ultimo libro in modo così appassionato che il fortunato viaggiatore promette di cercarlo in libreria e di leggerlo. Detto, fatto.
«Beato lei» dico io, ancora imbambolato davanti alla foto dell'autrice.
«Tutti i viaggi finiscono» sospira lui.
Io continuo a fissare la foto dell'autrice, di quest'angelo dalle fattezze di donna, ma il mercato non ammette ritardi, i clienti premono e allora infilo il libro nel sacchetto. Penso che di un libro simile ne entra una copia in libreria solo se qualcuno la ordina, e invece scopro che di copie ne sono arrivate due: mi approprio della seconda e la sera stessa inizio la lettura.
Nel caso non fossi stato abbastanza chiaro: l'unico motivo che mi ha spinto a leggere questo libro è stata la fotografia dell'autrice. La copertina è di quelle brutte, forse persino volgarotta, e il titolo non promette veramente niente di buono. Sfogliandolo rapidamente ci si imbatte in frasi stampate con corpo doppio rispetto al testo normale, come fanno certi psicologi, per lo più esordienti, per enfatizzare le loro massime motivazionali. Se queste sono le premesse cosa deve fare il bravo libraio? Esatto: chiudere il libro e passare ad altro. Il bravo libraio.
Ma è proprio vero che l'abito non fa il monaco.
Il protagonista del libro è uno psicologo alle prese con una carrellata di pazienti che hanno tutti a che fare, chi perché ne è affetto, chi perché ne è vittima, con perversioni sessuali di vario tipo. La struttura del libro è quindi molto semplice in quanto alterna il racconto del rapporto fra lo psicologo e la madre alle evocazioni dei pazienti, come quadri racchiusi in una cornice ma senza nulla di boccaccesco. Lo schema infatti non è rigido, il modo di introdurre le storie dei pazienti è sempre diverso e sfrutta pretesti imprevedibili: una telefonata, una parola detta, un ricordo.
Certo, a scanso di equivoci è meglio dirlo chiaro: le storie dei pazienti sono esplicite, crude, narrate con un linguaggio che trova nella volgarità la strada più diretta (ma anche difficilmente sostituibile) verso il realismo. Eppure, nonostante il sesso sia la costante di ogni pagina e, si direbbe, l'unica molla a determinare le azioni dei personaggi, il vero assente di tutto il libro è l'erotismo. Ogni paziente racconta la storia di una solitudine, ogni gioco erotico è un'inutile farsa, ogni amplesso si conclude con una sconfitta.
L'assurdità di queste situazioni è resa stridente dal continuo confronto con il personaggio dello psicologo, presenza implicita durante il racconto delle vicende dei personaggi anche se di tanto in tanto prende la parola come io narrante, che diventa però protagonista in quella che ho definito la "cornice" narrativa. Una forma non grave di autismo emersa durante l'infanzia non gli ha impedito di terminare brillantemente gli studi ma gli ha negato la possibilità di una vita sessuale normale.
Si arriva così a definire il paradossale rapporto fra pazienti e medico, i primi ossessionati dal sesso slegato dai sentimenti, il secondo capace solo di un amore che non oltrepassa mai la soglia della fisicità. Sesso senza amore da una parte, amore senza sesso dall'altra.