mercoledì 1 giugno 2011

Un viaggio a Roma

Sei a Roma, hai tempo da perdere, passi davanti a una libreria e cosa fai, non entri? Se poi di questa libreria hai sentito parlare come di una delle più belle d'Italia...
In effetti la MEL Bookstore colpisce il cliente principalmente per lo spazio interno, o come dicono gli esperti, per il layout: sembra di entrare nell'atrio di un palazzo barocco ma con qualcosa di molto moderno. Il bianco prevale, l'impianto generale appare subito chiaro: al piano terra i libri, ordinati in scaffali ed espositori che ricordano quelli delle vecchie Feltrinelli, al primo piano il bar, che si affaccia sul piano terra creando un unico grande ambiente. Veniamo ai libri. La MEL è una grossa libreria e c'è quello che ci si aspetta di trovare: novità impilate, editori di consumo, cd musicali, dvd, etc. La sorpresa è al piano sotterraneo, dove l'atmosfera cambia e ci si ritrova in una libreria scolastica vera e propria, con libri usati e bancone a dividere lo spazio dei clienti dal magazzino. Due facce della stessa medaglia che riescono a convivere. Certo che da qui a definirla una delle più belle d'Italia... Probabilmente fa grandi incassi, e questo al giorno d'oggi è molto, molto bello.
Passeggiando dalle parti del Pantheon entro in una piccola libreria, piccola e, questa sì, bellissima, probabilmente un capolavoro dal punto di vista dell'allestimento e giustamente molto difficile da descrivere. Si chiama "Amore e Psiche". La sala principale è abbastanza alta, con scaffalature in legno che arrivano fino al soffitto. Al centro della stanza c'è una struttura in metallo che sostiene una scala fatta solo di gradini in legno. Avendo poco spazio viene da pensare ad una piccola scala ripida, invece questa è l'opposto: una piccola scala molto lunga, che quasi attraversa tutta la sala principale. Al termine della scala, a non più di due metri di altezza, ci sono quattro strette passerelle che danno accesso agli scaffali più in alto. Le passerelle sono fatte con doghe in legno distanziate fra loro fissate a barre di metallo: la luce filtra attraverso le doghe e si crea una piacevole penombra. I gradini vengono usati anche per esporre libri. In un angolo un pianoforte viene usato per esporre libri di musica. L'impressione è quella di un ambiente veramente accogliente, caldo e, nonostante lo spazio disarticolato, molto ordinato.
Ma i libri? La mia impressione è che ci sia una bassissima densità per metro quadro, il che significa avere i libri esposti di faccia, gli scaffali mezzi vuoti e tutte le difficoltà di chi, con poco spazio, si permette anche di avere pochi libri, anche se accuratamente selezionati. Per fare un esempio: un intero scaffale è riempito con un solo titolo, "Il pensiero nuovo", che poi scopro essere stato scritto da uno dei proprietari. Insomma, non mi tornano i conti. Forse c'è qualche mecenate che sostiene le spese; comunque una libreria così, se la aprissi io, chiuderebbe nel giro di un paio d'anni.
Completamente diversa la libreria "Altroquando", eppure a suo modo ben costruita. Qui l'elemento caratterizzante è una parete piazzata al centro della sala, elemento che a prima vista scoraggerebbe chiunque di buon senso dall'aprire una libreria. Non sto parlando di una parete normale ma di qualcosa di simile ad un muro romano, spesso forse due o tre metri, insomma qualcosa che non passa inosservato. Ebbene proprio al centro di questo muro è stato aperto un arco, come il fornice di un arco di trionfo, e proprio lì dentro è stato sistemato il banco informazioni con la cassa. Quando si dice saper sfruttare gli spazi (escludo a priori che qualcuno possa progettare volutamente un elemento così ingombrante). Il resto dell'allestimento è abbastanza tradizionale, se non ricordo male. La musica di sottofondo è molto bella ma un po' troppo invadente, penso, finché non capisco che si tratta di musica dal vivo che proviene dal piano interrato. Mi astengo dallo scendere, dato che ho ben chiaro che non acquisterò alcun libro, ma mi rendo conto che deve esserci un piano dedicato alla musica e, probabilmente, alla birra. Sembra proprio che anche da noi ormai si stia facendo largo il modello che associa il libro alla ristorazione.
Quanto ai libri, anche qui non si può dire che ci sia un grande affollamento. Ci sono in prevalenza libri di cucina, spettacolo, fumetti; qualche piccolo editore affiancato a qualche collana di richiamo... Nel complesso si punta al pubblico giovane ma pur sempre selezionato, non certo agli studenti o alle casalinghe. Mi domando sempre se queste librerie facciano i soldi, se li fanno, vendendo libri o servendo birra.
Compro un solo libro, e lo faccio in una topaia dalle parti di palazzo Farnese, "La grotta del libro", un buco stipato di libri usati, vecchi, polverosi e quasi tutti malmessi, libri a cui un pazzo ha deciso di dare un'ultima possibilità di vita rimettendoli in circolo. Per chi si occupa quotidianamente dello smercio di novità effimere trovare posti come questo è come entrare in un museo, come assistere ad uno scavo archeologico. Trovi libri che non vedevi più da un pezzo e ti viene anche un po' di nostalgia. E compri un libro non per il contenuto ma per la storia che si porta dietro.

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