In questi giorni si parla molto di una certa fotografia che dovrebbe raffigurare un morto e che in molti vorrebbero vedere. Il libro di Susan Sontag parla anche di questo, del desiderio di vedere rappresentata la morte anche quando si presenta sotto forma di immagini raccapriccianti.
Ma soprattutto "Davanti al dolore degli altri" è un'analisi sul modo in cui l'osservatore recepisce l'immagine fotografica. Può ad esempio un'immagine che rappresenta una scena di guerra suscitare in chi la guarda un sentimento di sdegno che si traduca, anche a livello politico, nel ripudio della guerra stessa? In altre parole può l'arte entrare nella vita?
L'autrice sembra piuttosto scettica. Intervengono una serie di fattori che influenzano e in parte attenuano la forza comunicativa delle immagini. Uno di questi è la cosiddetta "artisticità" dell'immagine, espressione che non significa solo "esteticamente piacevole" ma va interpretata meglio come "artefazione", cioè immagine costruita secondo i canoni artistici. Molte delle più famose fotografie di guerra sono frutto dell'intervento del fotografo e dal punto di vista della storia della fotografia conoscere i dettagli di questo intervento ci permette di valutare la bravura del fotografo. Ma cosa cambia, nella mente dell'osservatore, la consapevolezza che il testimone ha modificato la scena per farla diventare più "memorabile"? E chi, tra il fotografo e la macchina, è il vero testimone?
Questo è solo un esempio. È un libro breve da leggere in molto tempo; bisognerebbe fermarsi a riflettere ad ogni pagina, tanto è ricco di spunti.
Se il libro ha un difetto è quello di non avere un apparato iconografico.
mercoledì 25 maggio 2011
Susan Sontag Davanti al dolore degli altri Mondadori 2006
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