giovedì 22 dicembre 2011

Mi sa che quest'anno il Natale non è nemmeno cominciato.
Io credo che molto sia dovuto all'improvviso cambio di governo, al fatto che ci sentiamo tutti un po' più responsabili dopo un periodo fin troppo lungo in cui sembrava che dovessimo occuparci di tutto tranne che delle cose serie. Insomma, fino a ottobre avevamo i tavoli pieni di Berlusconi, bunga-bunga, Repubblica delle puttane, scandali di qua, scandali di là... Poi sono arrivate le rivoluzioni, Monti, lo spread e tutto questo senza preavviso. E allora qualcuno è tornato coi piedi per terra.
Voglio dire che qualcuno ha smesso di spendere più di quello che guadagna, il che è solo un bene, e a farne le spese sono stati i beni che non sono di prima necessità. I regali di Natale, pensatela come volete, ma per me non sono un bene di prima necessità.
Spiazzati gli editori: ma come, proprio adesso che avevamo pronto il nuovo libro di Maurizio Lupi! Ma a chi vuoi che gliene freghi qualcosa di Maurizio Lupi, dice il capo che come sempre ha ragione. Libro in resa dopo due settimane.
E' sintomatico il caso della Parodi. Il primo libro era stato pubblicato da un editore di secondo piano, tiratura bassa, successo inaspettato e panico tra le librerie perché tutti lo volevano e nessuno l'aveva. Stavolta succede il contrario: numeri da guerra sulle prenotazioni e flop storico sulle vendite.
Lo stesso vale per il libro di Aprile che seguiva l'onda del suo fortunato "Terroni". L'avevo capito anch'io che sarebbe finito tutto in resa, e per capirlo io vuol dire che lo sapevano proprio tutti. Per non parlare di Rampini: la sua scorta giace nel sottoscala, vicino a quella di Vespa, in attesa di tornare da dove è venuta.
Detto così sembra uno scherzo, una cosa da poco, e in effetti per una grande libreria il danno è relativo dato che in qualche modo riuscirà a scaricare il peso dell'errore sull'editore (bisogna ricordare che certe quantità vengono prenotate dalla libreria su proposta dell'editore, dunque è anche giusto che l'editore si assuma la responsabilità di come vanno le cose). Ma per le piccole librerie temo che questo Natale sarà un bagno di sangue, per usare un'espressione molto cara a un mio collega.
La legge sugli sconti, come previsto, non ha cambiato molto le cose. Il prezzo dei libri è rimasto stabile anche perché la concorrenza con l'ebook non esiste ancora; su internet è tutto scontato al 15%, le campagne in libreria fioccano (a proposito: saranno contenti tutti quelli che hanno acquistato il Paolini a prezzo pieno di sapere che a gennaio ci sarà una campagna con un taglio del 25%) e le piccole librerie mi pare non godano di miglior salute rispetto a prima. I risultati concreti e indiscutibili mi sembrano due: 1) il cliente paga un po' di più il libro; 2) conviene comprare su internet. Per una legge sostenuta dall'ALI (Associazione Librai Italiani) non mi pare un granché.

1 commento:

baba ha detto...

Ad essere onesti, che Parodi, Vespa e Lupi non vendano non può che essere un bene per la nazione tutta. Se smettessero di scrivere sarebbe pure meglio ma non credo che Babbo Natale possa arrivare a regalarci tanto!
Hai ragione, io non faccio che ricevere mail pubblicitarie da Amazon.it a Feltrinelli.it, che vendono col 15% di sconto e promettono buoni sconto da utilizzare successivamente (come sempre). Ad essere sinceri, però, credevo che nel Natale della crisi, come lo sento chiamare in giro, per i vari regali ci si rivolgesse al “libro”, bene onestamente più economico di tanti altri. Perché i regali si continuano a fare anche nell’anno della crisi… E si fanno regali superflui, giuro. Ne ho le prove.