giovedì 7 giugno 2012

Tira veramente una brutta aria. Ogni mese i dati di vendita diventano sempre più sconfortanti, continuiamo a fare rese e fra un po' dovremo fare i conti anche con i tetti di spesa, il che significa che renderemo per cento e compreremo per cinquanta. E gli editori come risponderanno? Secondo il capo l'unica risposta da dare sarebbe aumentare i margini di sconto per consentire alle librerie di sopravvivere senza ridurre gli acquisti. Quello che si vede invece sono campagne di sconti forsennate con promesse di sovrasconti sul venduto che sono, appunto, solo promesse perché se la gente non compra tu non vedi né sconti né sovrasconti.
Sui giornali si leggono le opinioni dei guru dell'editoria, tutti abbastanza sconosciuti ma con curricula costellati di successi e tutti con un'analisi, una lamentela, una proposta. Almeno questi sono del settore, penso io, a differenza dei cosiddetti intellettuali che parlano di cose che non conoscono. Poi però mi accorgo che ognuno la vede a modo suo, ognuno propone una soluzione diversa da quella degli altri e allora mi convinco che qui nessuno ci sta capendo niente. Nemmeno noi librai, a dirla tutta.
Certo i più ignari sono i clienti, ormai assuefatti al tutto e subito di internet e incapaci di accettare che il mondo vero, quello in cui si svegliano alla mattina, è fatto di spazio e tempo, due dimensioni che, come diceva il mio vecchio manuale di biblioteconomia, il libro è in grado di attraversare. Ma quello che per il bibliotecario è un discorso metaforico, per il libraio diventa molto concreto: il libro deve viaggiare da un posto all'altro e ci mette, a volte, un sacco di tempo. Vallo a spiegare al cliente.
Vagli a spiegare che per assecondare il suo desiderio di passeggiare fra tavoli di libri sempre diversi e sempre interessanti ci vogliono un sacco, ma un sacco di soldi alle spalle e non bastano di sicuro i venti euro di uno scontrino a coprire le spese. Ma lo vedete o no, cari clienti, che le nuove librerie chiudono nel giro di tre anni? Solo nella mia città in cinque anni hanno aperto, e chiuso, tre librerie. E poi c'è la crisi, il commercio on-line, gli e-book, le giornate di pioggia...
Le librerie sono piene di libri e vuote di clienti. Su Repubblica di qualche settimana fa Olivier Nora, presidente di Grasset e Fayard, ha osservato che il mercato editoriale è l'unico che ha risposto ad una diminuzione della domanda con un aumento dell'offerta. C'ero arrivato anch'io, ma il fatto che a dirlo sia un editore...
E così si torna al punto di partenza, senza aver concluso niente, forse perché non c'è niente da concludere, non c'è un problema da risolvere ma solo una situazione che sta cambiando e noi che stiamo vivendo questo cambiamento possiamo solo raccontarlo, non modificarlo.

1 commento:

Boskizzi ha detto...

Mi considero un lettore forte, in media leggo un libro alla settimana. Fino ad un anno fa andavo in libreria tutti i sabati, per il mio acquisto. Poi mi sono accorto che esistevano libri bellissimi, editi nel passato, che mi ero perso. E che esistevano edizioni "remote" di libri attualmente in vendita. In parole povere mi sono dato ai mercatini, alle librerie di seconda mano, ai reminders, con grande soddisfazione. A me piace il libro, anche come feticcio. Per tanto mi deve appagare anche da un punto di vista della storia che ha dietro. E nel supermercato che è diventato oggi una moderna libreria, il fatto che ciò che in essa vi si trova in vendita appare più come un oggetto usa e getta non aiuta senz'altro. Senza contare che, ad esempio, il mio ex fornitore (F) appare oggi più come un gran bazar che una rivendita di sogni su carta. Queste mie parole aiuterano sicuramente poco a dipanare i motivi del calo delle vendite, ma volevo dire la mia... :-)