lunedì 16 luglio 2012

Ennio Montesi
Il Vaticano ha invaso l'Italia
Termidoro 2012

Sai quando arrivi a un certo punto che dici: no, adesso basta, adesso è troppo, adesso faccio un atto di disobbedienza civile e mi rifiuto di schedare questa roba. Ecco, quando ho avuto fra le mani questo libro ero in un momento no, ce le avevo girate per gli affari miei, e come se non bastasse...
Quando ho letto il titolo mi sono fermato incuriosito; ho letto il sottotitolo e non volevo crederci; ho aperto la prima pagina e sono esploso.
Questo ha veramente chiesto l'intervento della Nato per liberare l'Italia dal Vaticano! E ha pure il coraggio di lamentarsi perché nessuno gli voleva pubblicare sta roba! E la cosa peggiore, la più sconfortante, lo dico da collega di librai, è che alla fine pure a lui gli hanno pubblicato tutto. E per questo bel gesto compiuto da Termidoro (editore che non ha un sito, altrimenti avrebbe già ricevuto i miei ringraziamenti) io ho dovuto perdere il mio tempo a schedargli il libro.
Certo, anche in questo caso non manca il lato comico della situazione. Vedere come un autore riesca a raccontare una serie di sacrosanti rifiuti editoriali come se fossero il risultato di un complotto fa quasi tenerezza. Sentite cosa scrive all'inizio del libro.
L'avventura di qusto libro è stata una omerica odissea editoriale. Durante la presentazione del manoscritto è stato facile capire che buona parte dell'editoria italiana è sensibilmente sottomessa e prona verso i seguaci della setta fondamentalista della Chiesa cattolica e il sentimento che trapela è spesso di forte reverenza e di accentuato timore verso tale organizzazione. Ho notato che i direttori editoriali di alcune case editrici, anche di notevoli dimensioni, di rilevante peso culturale, arrivano perfino ad avere paura dei gerarchi dello Stato del Vaticano per chissà quali misteriose possibili ripercussioni. Alcuni manager editoriali e bravi editor mi dissero esplicitamente con onestà e con un pizzico di vergogna che, se avessero pubblicato il libro, sarebbero stati cacciati via, oppure sarebbero stati indotti a licenziarsi. Durante varie colazioni di lavoro, altri direttori di case editrici commentarono che sarebbero stati felici di pubblicare il libro, ma che, con rammarico, non potevano poiché in Italia il Vaticano comanda su tutto e su tutti e in qualche modo anche su di loro seppure in maniera indiretta.
Tutti sembravano concordare che l'editore ideale per la pubblicazione di questo libro dovesse essere un editore non italiano come ad esempio i publishers Penguin Books di Londra e Random House di New York. Secondo gli editori italiani, una volta pubblicato il libro in lingua inglese, sarebbe stato facile pubblicarlo poi in Italia acquisendo i diritti dal publisher estero. Insomma, una specie di salvacondotto editoriale del tipo, pubblichiamo il libro in Italia poiché è già stato pubblicato all'estero e quindi non abbiamo colpa avendo rispettato il non scritto, ma presente "Imprimatur vaticano". In questa complessa operazione editoriale internazionale da capogiro doveva entrare in campo anche Andrew Wylie, numero uno della The Wylie Agency, tra i più accreditati e potenti agenti letterari del mondo il quale sarebbe dovuto diventare il mio agente di riferimento.

A parte il finale da delirio di onnipotenza, da un certo punto di vista io lo trovo esilarante. Gli editori italiani lo hanno liquidato con una scusa e lui cosa si inventa? Il Vaticano controlla tutto! Poi ne trova uno più furbo che se lo leva dai piedi dicendogli: guarda, questo libro te lo pubblicano solo all'estero, vai a rompere le balle a loro se sei capace, e lui si mette in testa di andare da Penguin, Random House, Wylie.
E poi, alla fine, lo pubblica con Termidoro. Sì, è una situazione tragica per l'editoria e comica per il libraio. Tragicomica, direi.

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