Il libro è uscito di recente dalla clandestinità del passaparola grazie a qualche recensione sui giornali giusti oltre che su internet. Risultato: prima il libro non si trovava e tutti lo volevano, adesso che il libro ci è arrivato più nessuno lo cerca. La casa editrice ha creato un sito in fretta e furia (www.battellostampatore.it) dove il libro campeggia col sintetico riassunto che poi si trova anche in altri siti. Nessun codice ISBN, tanto per rendere l'idea.
La trama è semplice e ormai la sanno tutti: nel 2010 cade il Governo e il Veneto fa la secessione. Più che una trama, un'ipotesi di lavoro.
Su questa ipotesi l'anonimo autore sviluppa una serie di riflessioni di sorprendente acutezza, articolate ed in larga parte condivisibili.
Tutto nasce dalla domanda: perché si è arrivati a tutto questo? Facile immaginare che la spiegazione non sia semplice, che la ragione non sia una sola e che comunque, nonostante l'analisi, qualcosa continuerà a sfuggire, rimarrà nella zona oscura delle cose che non si possono prevedere. Mi è sembrato comunque particolarmente opportuno l'aver introdotto, come categoria di comprensione della realtà italiana, quella che l'autore chiama "narrazione". Non si tratta, come a prima vista potrebbe sembrare, del solito ritornello sui mass media che manipolano l'opinione pubblica e che si risolve in un'antitesi tra informazione e controinformazione. Semplificando possiamo definire la narrazione come "la realtà così come ce la raccontiamo". Artefici della narrazione sono in primo luogo i giornalisti ma anche i politici, gli opinionisti e tutti quelli che in qualche modo hanno accesso ai mezzi di comunicazione.
La narrazione coinvolge però anche l'autorappresentazione della realtà, la lettura che ne diamo per fare in modo che certe tessere del mosaico trovino la loro collocazione, che certi fatti abbiano una spiegazione o più semplicemente una giustificazione. La narrazione, in questo senso, possiede diversi livelli di profondità ma si polarizza su due estremi, la narrazione superficiale e la narrazione profonda, ovvero una maggiore o minore aderenza ai fatti. In entrambi i casi tuttavia siamo lontani dalla loro vera comprensione.
L'assuefazione al racconto ci fa sembrare normali cose che normali non sono come parlare di milioni di persone in piazza quando al massimo se ne contano qualche migliaia.
Attraverso la narrazione ci allontaniamo progressivamente dalla realtà fino a perdere la capacità di riconoscerla. E ci avviciniamo alla katastrophe.
1 commento:
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