lunedì 28 dicembre 2009

Carlo Maria Martini, Georg Sporschill
Conversazioni notturne a Gerusalemme
Mondadori 2008

Pensavo di leggere una meditazione sulla morte che si avvicina (il cardinal Martini ha una certa età...), un libro crepuscolare come l'immagine di Gerusalemme bruciata dal sole che occupa tutta la copertina, una riflessione sulla notte che si avvicina... niente di tutto questo.
La parola che ricorre più frequentemente credo sia "giovani". Ai giovani, alla loro educazione, ai loro dubbi, ai loro sentimenti è dedicato quasi interamente questo libro tanto che ad un certo punto ho pensato che la sua collocazione naturale nello scaffale di religione non fosse in realtà la più corretta. Potrebbe stare tranquillamente sullo scaffale dedicato ai problemi dell'adolescenza e persino su quello di pedagogia. Ci sono indicazioni utili per gli insegnanti, ed io ne so qualcosa.
Proseguendo nella lettura mi sono trovato a pensare che il successo di questo libro forse si deve anche ad una certa somiglianza, solo formale e non certo nei contenuti, con certi libri di santoni orientali che insegnano come essere felici e in pace con se stessi. La forma a domande e risposte sacrifica qualcosa della consequenzialità logica del ragionamento in favore di un'immediata fruibilità del contenuto. Non un lungo ragionamento di cui apprezzare il rigore, piuttosto una serie di pensieri su cui riflettere.
Non mancano le domande sulla Chiesa, sui problemi che oggi si trova a dover affrontare e qui si coglie un altro motivo del successo di questo libro: Martini non si tira indietro e ribadisce le sue posizioni che in una parola potrei definire "progressiste", una vera manna per chi va in cerca di polemiche ma anche un'occasione di riflettere seriamente per chi è in cerca di risposte sulle grandi questioni etiche e morali moderne. Magari per scoprire che certi problemi che oggi sembrano insormontabili hanno invece soluzioni semplici.
Cito a questo proposito un breve passaggio.
Come vescovo cattolico approverebbe la costruzione di un minareto [...]?
La funzione di un minareto è garantire che i musulmani possano essere chiamati alla preghiera. Il punto è quanti musulmani vivono nella comunità e pregano cinque volte al giorno. Se essi sono molti o la maggioranza, avranno bisogno del minareto, proprio come i cristiani hanno bisogno delle campane quando sono numerosi. Anch'essi non possono pretendere le campane se sono solo un gruppetto tra persone di confessione diversa.
Possibile che sia così semplice? Oggi abbiamo la tendenza a ridurre gli argomenti di discussione a questioni "di principio". Forse basterebbe un po' di sano e umano pragmatismo.

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