mercoledì 21 maggio 2014

Il nostro #librosospeso

Avrete sicuramente sentito parlare del #librosospeso. In poche parole: un giorno un tizio entra in una libreria di Milano, acquista un libro e poi ne lascia un altro, già pagato, per un cliente che verrà dopo di lui. La libraia mette questa cosa sui social e nel giro di qualche giorno tutti ne parlano.
Bene.
Mentre sono lì che cazzeggio su Twitter (ebbene sì) mi imbatto in questa notizia. Mi informo. Il giorno dopo entro in libreria e dico al direttore: ho una bellissima idea da proporvi! E spiego.
La mia collega intraprendente mi spalleggia, ma il direttore non ce la fa, non capisce. E noi cosa ci guadagniamo? Come decidiamo a chi dare il libro? E se poi entra uno pieno di soldi e chiede il libro gratis cosa facciamo, glielo diamo? E ancora: dove li mettiamo? E se qualcuno ne approfitta? Se prendono il post-it del #librosospeso e lo appiccicano su un altro libro? E avanti così. Mi cadono le braccia, e lascio perdere visto che nemmeno i miei colleghi sembrano entusiasti della cosa. Mi limito a twittare un invito ai nostri clienti ad aderire all'iniziativa, naturalmente dopo aver estorto il permesso della titolare, sapendo che non avrebbe capito e avrebbe detto sì.
Dopo qualche giorno viene un giornalista locale e chiede se aderiamo all'iniziativa del #librosospeso. Panico. Il direttore balbetta, sì, vediamo, se qualcuno viene, però non si capisce bene... Risultato: esce un articolo in cui la Feltrinelli sembra aderire con convinzione all'iniziativa e noi, libreria indipendente, subiamo la cosa con molti se e molti ma. Marketing: voto 4.
Passa ancora qualche giorno e quello che doveva succedere succede: entra una cliente e lascia un #librosospeso. Naturalmente lo prendiamo. Ci mancherebbe. E' una vendita. Cosa fai, perdi una vendita? Solo che poi rimaniamo col cerino in mano. E adesso? Dove lo mettiamo? A chi lo diamo? Noi non siamo una libreria dove entra un cliente ogni mezz'ora, noi abbiamo un discreto giro, quando il libro è stato lasciato c'erano tre o quattro persone in negozio... Lasciamolo lì e vediamo.
I giorni passano, i libri sospesi aumentano, ma nessuno se li prende. Nessuno vuol fare la figura del poveraccio? Faccio la mia proposta: domani mattina diamo uno di questi libri al primo cliente che entra in negozio. Proposta bocciata. I libri cambiano posto ma rimangono sempre lì, noi non li diamo, nessuno li chiede.
Alla fine tutto viene ricondotto all'interno delle categorie mentali del direttore e dei suoi seguaci, categorie che sono poche, semplici e concrete: prendiamo i libri, li ricarichiamo, li mettiamo a scaffale e se qualcuno chiede diciamo che li abbiamo già dati via. In pratica possiamo vendere due volte lo stesso libro. Abbiamo trovato il modo di guadagnare con il #librosospeso.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E' uno scherzo vero?

baba ha detto...

Non posso crederci... Non può essere vero!

lememoriediunlibraio ha detto...

Mi dispiace, è tutto vero. E Babbo Natale non esiste.