sabato 27 novembre 2010

Due ragazzi di oggi

Stasera, mentre mangiavo l'avanzo di pizza della cena dei miei, ho alzato la testa dal piatto all'improvviso. Un ragazzino con qualche problema familiare alle spalle stava cantando un versione dance di "Albachiara" sotto gli occhi soddisfatti dello zio Gerry. Dietro di lui sgambettavano un po' di ballerine che sembravano poco interessate al minorenne davanti a loro e si rivolgevano con il loro esplicito linguaggio del corpo direttamente agli spettatori un po' maniaci come me. Insomma, niente di insolito nel sabato sera televisivo.
Fatto sta che a un certo punto (ed è questo che mi ha fatto alzare la testa) sento qualcosa che non va: «con la mente, con la mente tu voli» al posto delle parole, già parecchio ambigue che tutti, ma proprio tutti sanno a memoria. Chiaro: il ragazzo deve fare la parte di quello innocente anche se non vede l'ora di andare in camerino a farsi la più grande delle ballerine. Quindi figuriamoci se Albachiara può sfiorarsi con la mano, questa è l'età dell'innocenza, questi sono i nostri bambini.
Oggi ad esempio viene da me un ragazzino. Io non sono bravo a indovinare l'età della gente ma questo non poteva avere più di quindici anni. Un bambino, per gli standard di oggi.
- Avete qualcosa sulle bombe a mano...
No, ho capito male.
- ...tedesche, della prima guerra mondiale?
Sento su di me lo sguardo dei presenti, quindi massima professionalità, zero facce strane e soprattutto mai giudicare il cliente. Bombe a mano.
Faccio una rapida panoramica della libreria. Il mio collega esperto di armi da fuoco è lontano, non può aver sentito la richiesta. Forse ce la faccio a cavarmela da solo senza creare un futuro terrorista, cosa sicura se fosse finito in mani sbagliate. Fortunatamente io sono un po' bacchettone, giudico sempre il cliente e il più delle volte scelgo quello che è meglio per lui secondo criteri di bassa morale cattocomunista.
Accompagno il piccolo Unabomber allo scaffale; sto per dire la fatidica frase che inizia con «mi dispiace...» quando mi accorgo che il suo sguardo è fisso sulla costa di un libro (De Agostini, se non ricordo male) in cui campeggia la scritta "Bombe a mano". Il libro, solo per questioni di spazio, è su uno scaffale troppo alto perché il bombarolo lo possa afferrare da solo e, dato che non sembra intenzionato a tentare un'improbabile scalata che si risolverebbe quasi sicuramente con la sua morte ed il mio ferimento grave, sono costretto a prendere io stesso il libro e metterlo nelle sue dolci mani. Lo sfoglia rapidamente.
- Non avete qualcosa di più specifico?
Io sono anche un po' ingenuo perché continuo a domandarmi che razza di insegnante farebbe fare una ricerca ad un ragazzo, per quanto bravo, sulle bombe a mano tedesche della prima guerra mondiale. Trovo anche il tempo di considerare che semmai dovremmo parlare di bombe austriache, ma questo non è importante, almeno per il mio piccolo cliente. Lui vuole qualcosa di più specifico.
Stavolta mi assicuro prima che non ci sia nulla, poi sentenzio in modo definitivo:
- Mi dispiace, è tutto quello che abbiamo.
Ecco, mi sono sentito in colpa per tutto il giorno per il modo in cui ho trattato il piccolo cliente. Poi stasera ho visto la trasmissione dello zio Gerry e il senso di colpa mi è passato.

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