Ieri mi è capitata una cliente da servizi sociali. Voleva "Il mio primo libro di filosofia" per suo figlio, a occhio e croce di nove o dieci anni. Mentre le cercavo il libro la cliente si produceva in un'esaltazione del valore di quel libro, della sua capacità di stimolare la mente del giovane figliuolo, della superiorità di questo libro rispetto a libri cosiddetti "per grandi". Capita spesso che i clienti cerchino l'approvazione del libraio rispetto alle loro scelte ma il più delle volte non vogliono altro che sentirsi dire, in forma indiretta: si capisce che sei una persona intelligente (o, come in questo caso, un bravo genitore), si capisce dai libri che compri. Il libro come strumento di approvazione sociale.
Ma andiamo avanti. Il figlio, già abbastanza stimolato dalla madre (il padre immagino sia già scappato da un pezzo) non è evidentemente interessato al gioco che gli ho proposto "trova il libro per la mamma" e sta sfogliando un libro sugli animali.
- Posso avere questo?
La madre non guarda nemmeno il libro.
- Cosa bisogna fare in questi casi?
- Non fermarsi alla prima scelta, valutare diverse possibilità e solo dopo un'attenta analisi prendere una decisione.
- E allora?
- Allora continuerò a guardare per capire se è veramente questa la scelta migliore per me.
- Bravo.
Un bambino così non si recupera più. Comunque "Il mio primo libro di filosofia" non è stato trovato. Meglio così.
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