martedì 15 settembre 2009

J.M.G. Le Clézio
Il ritornello della fame
Rizzoli 2009

Il romanzo ha inizio e si chiude in prima persona (l'io narrante è l'autore stesso) mentre la parte centrale è svolta in terza persona; il narratore abbraccia quasi esclusivamente il punto di vista di Ethel Brun, la giovane protagonista «figlia unica di una famiglia in guerra, tra le mura di una casa in pericolo». Questa frase riassume molto bene se non tutta la vicenda almeno l'atmosfera che si respira dalla prima all'ultima pagina e non a caso è citata anche nella quarta di copertina.
Esiste ed è ben chiara una frattura fra il modo in cui la famiglia di Ethel cerca di apparire e la realtà. Il padre di Ethel sta dilapidando il patrimonio familiare con una serie di investimenti sconsiderati ma è incapace di accettare la sua condizione di fallito e cerca continue giustificazioni alle sue sconfitte. La madre rimane in disparte, preoccupata solo di mantenere una pace familiare che è solo apparenza ma che le è necessaria per non affrontare il nodo irrisolto del rapporto con suo marito. I due coniugi sono infatti divisi da un episodio del passato, un tradimento del padre di Ethel con una cantante che ha lasciato una ferita aperta nel loro matrimonio.
Fanno da contorno a questa famiglia, parigina ma di origini mauriziane, normale solo in apparenza, gli ospiti che si ritrovano ogni prima domenica del mese nel salotto di casa Brun. Un rito che si ripete sempre uguale a se stesso, un teatrino al quale Ethel assiste annoiata, rimanendo in disparte per tutto il tempo. Annota su un taccuino le frasi che sente, affascinata dalla loro assurdità e le pagine del romanzo, in questi momenti, assumono proprio una forma teatrale, semplici trascrizioni dei dialoghi da salotto di questi incontri mondani. Non c'è bisogno di commento, sembra voler dire l'autore.
Ethel, di questa commedia, non vuole far parte. Osserva e capisce tutto, nonostante che i genitori si illudano del contrario. Capisce che tra loro è in atto una guerra, anche se forse non ne comprende le ragioni; capisce che gli ospiti di casa Brun sono persone dalle quali stare alla larga; si rende conto, col tempo, che il padre sta portando la famiglia alla rovina.
L'infanzia felice di Ethel è fuori dalle mura di questa casa. È nell'amicizia con Xenia, una coetanea discendente di una famiglia russa decaduta e della quale Ethel subisce il fascino; è negli incontri con il signor Soliman, un parente che la accoglie in una vecchia abitazione in un quartiere periferico di Parigi, dove Ethel dà libero sfogo alla sua fantasia di bambina.
La contraddizione fra i due ambienti nei quali vive la protagonista, ovattato e falso quello familiare, ugualmente irreale ma ricco di stimoli quello "esterno", è destinata prima o poi ad emergere. Ed è proprio nel momento in cui questi due mondi si incontrano che l'infanzia di Ethel si interrompe ed ha inizio la caduta di tutta la famiglia.
In un estremo tentativo di speculazione il padre di Ethel si fa intestare il terreno su cui sorge la "casa color malva" del signor Soliman, terreno che il vecchio le aveva lasciato in eredità alla sua morte. La costruzione di un palazzo su questo terreno coincide però con l'inizio della crisi economica causato dalla guerra. A questo si aggiunge un incidente che lascia invalido il padre di Ethel. In breve la famiglia Brun si ritrova strangolata dai debiti e costretta a vendere tutto.
A questo punto alla tragedia familiare si sovrappone la tragedia della storia: da Parigi la famiglia di Ethel fugge a Nizza, tra gli sfollati. Il trasferimento rappresenta così l'abbandono di ogni residuo di ipocrisia, la presa di coscienza della propria condizione di povertà, ma segna anche la definitiva emancipazione di Ethel, il punto di arrivo di un processo di maturazione iniziato a Parigi, nel momento in cui si rende conto che il palazzo voluto dal padre porta con sè la distruzione della "casa color malva". La vista del vuoto fisico del terreno provoca anche un vuoto dell'anima, un'assenza dolorosa ma necessaria, lo spazio nero dove costruire la propria vita, l'abbandono dei sogni dell'infanzia per entrare pienamente nel mondo degli adulti. Ethel, ancora giovanissima, si assume coraggiosamente la responsabilità di guidare la famiglia. Assistiamo così ai sopralluoghi sul cantiere del palazzo, al tentativo di salvare almeno la casa dal fallimento, alla decisione improvvisa di lasciare Parigi.
Il momento culminante di questo processo è l'incontro di Ethel con Maude, la cantante amata in passato dal padre ed oggi ridotta a cercare il cibo tra gli scarti del mercato di Nizza. Ethel inizia a farle visita nella povera casa in cui vive, le porta qualcosa da mangiare e sembra provare un sincero sentimento di pietà nei suoi confronti. È forse questo il momento più commovente del libro, quello in cui grazie a Ethel la famiglia Brun sembra riscattarsi moralmente. E forse non è un caso che proprio da questo momento inizi anche la risalita economica e sociale che si conclude con la fine della guerra.
Morto il padre, da tempo chiuso nei suoi pensieri come in una sorta di purificatrice demenza senile, Ethel saluta la madre che rimane a Nizza, in attesa della morte. Il suo futuro è altrove.
* * *
Dato che lo scrittore ha vinto il Nobel, non ero particolarmente fiducioso. L'ho letto seguendo un "quasi consiglio" dell'agente Rizzoli e dopo averne valutato le dimensioni accettabili.
La vicenda in sé non ha nulla di straordinario e non è per nulla avvincente. Rimangono però nella memoria i ritratti dei tre protagonisti, i membri della famiglia Brun, che si costruiscono poco a poco, attraverso le vicende narrate. In particolare i dialoghi di Ethel sono spesso sorprendenti. È come se il suo processo di maturazione ci venisse nascosto per apparire improvvisamente come un lampo. Una frase, una risposta, un pensiero nascosto e quasi viene da pensare: Ethel, cosa ti sta succedendo?
Questo modo di costruire, più che di descrivere il personaggio, fa sì che nemmeno alla fine del racconto si riesca ad avere un'immagine definitiva della protagonista: il suo carattere è in continua evoluzione sotto la spinta di una "fame di vivere" che non sembra essersi esaurita quando termina il romanzo.
Lo sviluppo degli altri due personaggi è più lineare, in qualche modo prevedibile ma non per questo meno riuscito. Il padre suscita solo compassione per la sua inettitudine, anche quando arriva a sottrarre l'eredità della figlia per gettarla in pasto agli speculatori. Non c'è una sola pagina in tutto il romanzo in cui si ha l'impressione che da questo personaggio possa venire qualcosa di buono. La madre sembra l'unica persona a provare per lui un po' di affetto sincero.
Il personaggio di Xenia è avvolto da un alone di mistero ed è quello con il carattere meno definito. Esce di scena quasi improvvisamente a metà del racconto perché il suo ruolo è legato all'infanzia di Ethel. Le due amiche inseparabili prendono due strade diverse e quando si incontrano nuovamente Ethel si sente a disagio: non si può tornare indietro.

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